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Cesare Brandi: " [...] la Procida marinara è nel villaggio di pescatori, la Corricella, d’una bellezza esotica e quasi africana. Proprio sotto la Terra Murata, il porticciolo minuscolo con le barche da pesca [...] quelle case povere e bellissime che si soprammettono sulla riva, più scavate nella roccia che costruite. Un paese formicolante, una termitiera, eppure cosi umano, cosi umile e splendente, nella notte, coi suoi colori leggeri e stinti. Come sciacquati nel lume della luna." Giuseppe Marotta: " […] Procida è leggera e morbida, galleggia, salperebbe anzi se affetti così antichi e tenaci non la tenessero a Napoli. È di tufo, la pietra che respira, la pietra che vede, la pietra più scoperta, la pietra sughero, la pietra senza segreti. Le case di Procida sono di un bianco latteo, fermo, chiuso; il bianco totale e compatto che esce dal tubetto fra le dita del pittore. Osservate la cupola della chiesa madre: non è dipinta di bianco ma è bianca nell’intero suo spessore, nella sostanza, com’è bianco il gesso. Le case di Procida sono di bucato, un guanciale per il sole” Toti Sciaoloja: “Ho sempre descritto Procida, ai miei amici, come un’isola fatale. Una mano spalancata con le dita protese sul mare; e spalancata con le dita sul mare; e spalancavano la mano davvero, perché vedessero. Cinque punte e cinque baie. Cinque crateri fratturati dal mare (…) Procida è spazzata dai venti, dai venti di tutti i punti cardinali (chiamati per nome e ben conosciuti dai procidani). Perché Procida è piatta come una scodella rovesciata, una dolcezza ondulata che si prolunga e si scioglie nel mare. |
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